Inaugurato nel maggio 2019, il museo è stato ricavato nella ex-chiesa di S. Caterina a ridosso del cretto di Alberto Burri per documentare l’origine e il significato di quella che, ad oggi, è la più imponente opera di land art in Italia. Il museo colma così una lacuna di 25 anni dall’ultimazione dei lavori e di oltre 50 anni dal tragico terremoto che sconvolse la Valle del Belice nel 1968. Un tassello che mancava per sancire la grandezza dell’intervento di Burri, testimonianza del fare umano e artistico sull’imprevedibilità e sulla violenza della natura. Il bianco del cemento del cretto, che diventa accecante sotto il sole e il cielo siciliano, diventa simbolo di luce e di vita che scaturisce dal nero della morte celata dalla colata di cemento.
Sul tragico accumulo di macerie e corpi, vita e morte, natura e arte si fondono per diventare un grande simulacro di memoria. Per non dimenticare, a imperituro monito della condizione umana.