Sono macchie irregolari di colori accesi quelle che prendono forma dalla testa delle donne di Alessandro Casetti. Sono volti di donne ma non sono ritratti femminili. Là, sotto i colori che catturano a prima vista l’attenzione dell’osservatore e che richiamano copricapi tribali, si indovina un altro piano di lettura più impalpabile, volatile ma non per questo meno profondo. Sono flussi inarrestabili di pensieri che si affastellano nella testa di queste donne e che escono allo scoperto per inseguire memorie, emozioni e sensazioni a volte conosciute, più spesso ignote.
La tentazione per loro è proprio quella di andare oltre, al di là del confine, al di là di stereotipi e pregiudizi, di non crogiolarsi nella propria comfort zone dove tutto è già conosciuto ma di addentrarsi nei meandri della mente per scoprire altre visioni e, forse, insospettabili opportunità. Mondi nuovi, paesaggi dell’anima, territori mentali dai contorni sfocati e ancora inesplorati: in questo caos positivo di colori e forme i pensieri si sciolgono come neve al sole e sono liberi di andare in uno stream of consciousness che alla fine caratterizza l’identità di queste donne. Timide mai, altere forse, consapevoli di sè sempre.