ARCgallery ospita dall’11 all’11 giugno la mostra personale di Fabio Adani “Orizzonti erranti”. L’artista esprime la sua poetica con una tecnica molto precisa messa a punto negli anni che non ammette errori o ripensamenti, con colori ad acqua e tinte cerulee. Nelle sue tele sembra entrare un po’ di nebbia della pianura padana, sua terra natia dove tuttora vive dopo gli studi all’Accademia di Bologna. Nel suo percorso artistico abbandona progressivamente il disegno e man mano che la sua ricerca da fisica si fa metafisica, il tratto pittorico si fa più lieve tanto da guadagnarsi la definizione di “metafisica dell’acquerello”. Negli ultimi lavori poi l’acquerello è entrato a contatto con la fotografia per sviluppare racconti visivi più complessi in dittici di piccolo formato ma di grande intensità narrativa.
Da sempre al centro della ricerca artistica di Fabio Adani c’è l’uomo. Un uomo che, come un eterno errante e un instancabile viaggiatore, è costretto a peregrinare continuamente durante la sua permanenza terrena. Ma non ha la tristezza e la rassegnazione di leopardiana memoria, è un uomo che guarda oltre l’orizzonte limitato della sua condizione umana. Errare è il suo mantra, dove errare ha la duplice valenza di andare e di sbagliare, in una parola vivere, poiché ricerca ed errore sono i binari che segnano il suo percorso e tra cui si dibatte la sua avventura terrena. Ne prende coscienza e non si fa sopraffare, continua il suo cammino con la caparbietà di andare oltre, al di là del muro, al di là del tangibile. La finitezza della condizione umana imbastisce un dialogo tra mondo fisico e metafisico, con una tensione spirituale percepibile nelle piccole sagome umane che si aggirano tra gli alti muri e le maestose architetture e che proiettano ombre sul suo cammino ma aprono anche squarci di luce. Ed proprio tra luce e buio che si intravede un barlume di speranza.