Milanese per nascita e formazione, Umberto Mariani (1936), fra i maggiori interpreti dell’arte italiana del realismo espressionista degli anni Sessanta e Settanta, propone da qualche anno la serie denominata “la forma celata”, un’interessante ricerca materico-cromatica di lavori realizzati in lamina di piombo piegata e successivamente dipinta a tinte sature.
Emulando un panneggio di tessuto, la “piega” diventa protagonista dando forma, colore e spessore ad artwork tridimensionali racchiusi in una cornice di acciaio. Un lavoro solido e materico eppure capace di infondere un senso di leggerezza nello sguardo che si intrufola tra le pieghe quasi a volere cercare qualcosa di non visibile. Quasi ad insinuare il dubbio che l’apparenza può essere illusione e inganno e celare una verità nascosta. O forse rivelarla. Del resto la piega è stata oggetto di indagine filosofica a partire dal 1600 con G.W.Leibniz e in tempi recenti con Jean Baudrillard che hanno affermato che la piega contiene il concetto di infinito, oltre ad avere destato l’interesse di molti pittori e scultori di tutte le epoche.